3 MINUTI PER DISEGNARE CON ME
LE REGOLE:
bastano tre minuti
non c'è bisogno di saper disegnare
possiamo fare un disegno guidato o un disegno libero
possiamo stare in silenzio o parlare
“sei un cerchio o un quadrato?”
ed ecco che la performance ha inizio.
A seconda della risposta viene proposto un diverso strumento scrittorio; l'impatto materico tra strumenti e carta inusuali proietta immediatamente il mio interlocutore nella dimensione del disegno, quel puro piacere di sentire scorrere il segno sulla carta, quell'esperienza antica dell'esplorazione.
Non c'è bisogno di fare “un bel disegno” ma invece è obbligo lasciarsi andare al gioco e alle proprie sensazioni.
Grandi e piccoli (anche piccolissimi, con un meraviglioso bimbo di tre anni che ha scoperto “il verde Giulio”) hanno condiviso un momento di disegno con me innescando uno scambio di energia che passa dalla presenza e dal gesto.
È la mia seconda partecipazione a Lucca Città di Carta, questa manifestazione in cui si respira aria di famiglia, che prima di tutto celebra quello che di più grande e rivoluzionario si fa sulla carta, ovvero la STAMPA. Io propongo nel mio stand acquerelli originali e stampe ma quest'anno, un po' a sorpresa anche per me, è nell'interazione che vorrei si sviluppasse l'incontro con il pubblico. Presuntuosamente, un po' Marina Abramovic, un po' Bruno Munari, chiedo a tutti di darmi (darsi) 3 minuti di tempo. Le resistenze sono molte: “non so disegnare”, “sono negato”, “mia nipote sarebbe bravissima... ma io”. Per disegnare basta quella competenza finomotoria che tutti abbiamo acquisito da piccoli. Da dove deriva tutta questa resistenza?
Il più piccolo esordisce in modo fisico con i carboncini, sono legnetti colorati, li batte in punta sbriciolandoli. Poi troviamo la chiave: le dita scivolano fino in fondo al bastoncino ed ecco che inizia un primo gesto “voluto”.
Mi trovo davanti bimbi più grandi. Mescolo le carte: propongo attributi assurdi (un numero superiore a quattro per le zampe, ad esempio) ma la radicazione alla realtà, probabilmente appena iniziata nel loro sviluppo evolutivo, li rende inaccettabili.
Eppure che il disegno non sia realtà è un concetto comprensibilissimo ma troppo facilmente si dice “ma questo [soggetto] non è fatto così!”
penso con rammarico che si lasci “insegnare” il disegno a chi non sia propriamente formato per questo.
Ma è chi interpreta la performance senza chiedere il mio intervento, il più interessante:
Parte. si immerge. Comincia a colorare. E poi qualche dubbio lo assale, si ricorda improvvisamente di me. Alza gli occhi, un istante appena ma non mi guarda, guarda che cosa io stia facendo. In realtà spesso mi sono fatta influenzare dal disegno precedente , ho proposto illustrazioni grandi (eccetto un ritratto della mia interlocutrice) in cui dedicare tanto tempo alla colorazione, sempre qualcosa di rassicurante.
Una volta visto cosa faccio, torna al suo lavoro.
I minuti spesso sono diventati dieci, venti...
perché disegnare, prima di tutto è una coccola all'anima.
l'incontro nel disegno è straordinario.
Quali sono state le mie sensazioni lo racconterò una prossima volta.
Per far pace con il disegno consiglio un librino: “La via del Disegno Brutto” di Alessandro Bonaccorsi, edito da Terre di Mezzo. 200 pagine, 2 colori, 70 esercizi.
Come sottotitolo recita: “riprenditi la libertà di disegnare per non smettere più”, così disegnerai con me senza scuse! ;-P
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